Storia delle divise da lavoro

Torniamo un po' indietro nel tempo per raccontarvi l'origine della nostra insegna ormai storica "TUTTO PER OPERAI".

Nel novembre del 1945 Luciano sposa Bruna molto più giovane di lui, segretaria particolare di un noto avvocato milanese. Lei sa fare di tutto e quello che non sa lo impara in fretta. Decide di lasciare lo studio legale, con un po' di rammarico e affiancare Luciano anche nel lavoro (sarà lei che faticherà in negozio da sola, terrà la contabilità, aiuterà anche nei lavori manuali pesanti, con intelligenza, modestia e senza risparmiarsi mai. Crescerà noi figli).

La palazzina di Alzaia Naviglio Grande 58 viene edificata poco prima del 1950 ed ecco l'affaccio sul corso d'acqua, del negozio per gli operai. Luciano lo ha desiderato tanto, vuole vendere abiti da lavoro e molto di più. Chiama un artigiano che realizza l'insegna (il figlio di questo vetraio, 50 anni dopo, la rifarà identica!).

Bruna ha lavorato sempre in ufficio, indossando eleganti tailleur, tacchi alti, foulard di seta e cappellini sfiziosi che le incorniciano il viso. Si spoglia di questo e diventa tuttofare con semplici abiti che confeziona lei stessa. Però, quando si tratta di produrre divise da lavoro, la cosa si fa seria e non sa da che parte iniziare.
In cima all'alzaia, quasi al ponte di Via Valenza, ci sono le suore che insegnano economia domestica, compresi taglio e cucito. Bruna fa poca strada ed in cinque minuti si presenta al loro portone per imparare ciò che le servirà. Prova, riesce e comincia a organizzarsi: crea dei modelli in cartone pressato, perché ogni taglia si differenzia dall'altra e ripete la stessa operazione per pantaloni, giacche, giubbini, tute, pettorine, camici, grembiuli. Inizia a cucire con una SINGER e fa tanti esperimenti fino a che non è soddisfatta.

Di giorno vende e lavora in negozio mentre risponde al telefono e svolge la contabilità; la portina con un vetro che la separa dal banco, consente di vedere quando entrano i clienti. Dopo cena prepara le matasse di tela massaua della Tessitura Monti per il giorno successivo, scende da casa e sul bancone libero, inizia a piegare il tessuto che ha steso. Con il gesso bianco da sarta ricava dai modelli, tutte le parti che compongono i capi e poi arrivata in fondo, con la piccola taglierina elettrica della ditta LATTUADA modello AURORA, divide i vari pezzi che la macchinista il giorno dopo confezionerà.

Nelle piccole abitazioni di ringhiera ci sono molte famiglie e le donne amano lavorare in casa per poter badare ai bambini e agli anziani; due di loro dicono a Bruna di saper cucire bene e velocemente, il gioco è fatto! Poi in via Casale (dietro l'angolo), c'è un piccolo laboratorio che taglia e cuce gli occhielli con una macchina nuovissima e costosa, quindi dopo la confezione si porta tutto a "occhiellare" e poi si torna al civico 58 ad attaccare bottoni e cerniere che fa un artigiano in centro. Così nascono le divise per falegnami, meccanici, salumieri, ortolani, fattorini, panettieri, camerieri, fabbri, muratori.....insomma indumenti per chi si sporca lavorando.

I cantieri si moltiplicano anche in periferia e questa è periferia, la periferia trasandata e un po' malfamata dei ladruncoli e dei contrabbandieri di sigarette, ma anche di tanti bravi artigiani che lavorano e vivono con le loro famiglie belle e numerose. La manovalanza arriva da tante provincie lombarde, anche da Veneto, Piemonte, Emilia; non può rientrare in famiglia ogni sera e quindi sorgono diverse casupole per potervi mangiare e dormire. Luciano fa fare tanti materassi dal signor Rotelli, che ha una seicento multipla beige; sul tetto della sua vettura li accatasta all'infinito, nessuno sa come faccia a reggere tutto quel volume e poi il signor Rotelli è sempre di corsa. I suoi materassi sono di crine, cascame, lana, li produce a mano uno ad uno nel suo laboratorio, cuce con grossi aghi curvi e filo per calzature che gli massacrano le mani, li carica legandoli per non farli cadere durante il trasporto e li consegna; Bruna è già pronta a realizzare le fodere per ricoprirli. Lenzuola e coperte sono consegnate con ogni materasso ed è un gran lavoro per Bruna.

Manda sempre Spinass (il fattorino tutto fare, così chiamato perché magro e alto!?!) a fare le consegne con il biciclettone nero che ha un portapacchi davanti ed uno dietro, quando inizia a pedalare bisogna sempre spingerlo! Ma quello che spicca nella piccola vetrina di Luciano è un prodotto speciale: il giaccone in cuoio per chi d'inverno va a lavorare in bicicletta. E' un pezzo importante e costa un po' ma per gli operai è da mettere in conto, perché resistentissimo e foderato in panno di lana nocciola, caldissimo. Bruna ne ha diversi tipi, tutti tagliati nello stesso modo: ampi e lunghi a coprire bene la schiena, con una cintura alta e robusta, delle belle tasche profonde per scaldarsi le mani. Li tinge ad anilina e ad acqua e li mette ad asciugare appesi nel cortile dove Luciano le ha teso una corda. Conosce i suoi clienti, chi vuole il colore marrone chi il nero e quando sono un po' sbiaditi e screpolati per l'usura, li fa tornare come nuovi, tutta orgogliosa. Intanto il gatto dorme in vetrina e il cane fa la guardia nel cortile, anche loro compagni di vita e di lavoro.

Breve cenno storico: le divise da lavoro esistono dalla notte dei tempi, povere per i braccianti nelle campagne fatte con vecchi panni e zoccoli di legno e via via affinate sino a diventare oggi, mezzi di sicurezza fondamentali e tramiti pubblicitari. Nel lontano XVII° secolo in base al ruolo, già si distinguevano il ceto e la mansione di ogni addetto. Molto bella ed interessante la mostra del 2016 WORK-ABITI DA LAVORO alla Triennale di Milano, curata da Alessandro Guerriero e itinerante in tanti paesi del mondo per diversi anni.

Negli anni '70 arriva la concorrenza dalla Cina, i prezzi sono bassissimi anche se la qualità è molto inferiore. Bruna continua con la sua tela massaua extra e ne va fiera, ma è costretta ad affiancare il prodotto cinese per chi proprio non può spendere. Oggi il capo da lavoro è entrato nel guardaroba di tanti, non per l'uso per il quale era destinato, ma perché fa moda, si porta anche stropicciato, fa tendenza e per alcuni è una novità assoluta, divertente e poco costosa. Siamo rimasti questo e la nostra insegna ci ha fatto conoscere a molti, certo ci siamo adeguati alle nuove tecnologie ed ai nuovi prodotti ma "TUTTO PER OPERAI" è la nostra normalità, la nostra identità, la nostra passione.

Dedicato a mia madre Bruna e a tutte quelle donne che nella vita "non" fanno le protagoniste, ma "sono" le protagoniste senza nemmeno saperlo.

Graziana