Storia del Bomber

Siamo nei primi anni '50 e Luciano, nelle varie aggiudicazioni di materiali in asta ad Aviano, Tombolo, Vicenza, trova e smista tantissime divise. Sono scompagnate, sporche, strappate, qualche volta anche in buone condizioni, raramente nuove.

Nei ritiri americani c'è un mondo tutto da scoprire di giubbotti e giacche particolari, con fregi mai visti, finiture sconosciute. Qui appaiono i primi BOMBER usati e malconci, tanto è vero che vengono lavati e riparati solo quando ne vale la pena. La parola BOMBER deriva dal nome di un velivolo militare, sì, questi BOMBER sono in dotazione ai piloti sui CACCIA. Il primo modello risale al 1917 sviluppato dalla US Army Aviation Clothing Board. Durante la Seconda Guerra Mondiale erano molto più pesanti degli attuali, perché gli aerei CACCIA non erano riscaldati; tant'è che prima del BOMBER veniva fornito il mitico giubbotto in cuoio A2 ancor più pesante e completo di spalline per i gradi oltre a tasche anteriori molto capaci.

Sugli aerei BOMBARDIERI i piloti indossavano il famoso MONTONE B3 e tutta la divisa, compresi pantaloni, guanti, berretto e scarpe erano di quel tipo di pelle: caldissima e robustissima. Poi il modello G1 utilizzato anch'esso durante la Seconda Guerra Mondiale (non a caso i pellami di cuoio sono antifiamma naturali, in quanto carbonizzano ma non bruciano).

Quando Luciano seleziona il materiale, ha una particolare attenzione per i BOMBER perché sono sempre pochi, anzi pochissimi su 200 o 300 quintali di carico. Il BOMBER è sempre stato in nylon con imbottitura sintetica e interno inizialmente di colore verde come l'esterno, poi diventato arancione. Motivo di questo colore? la visibilità nella ricerca dall'alto, importantissima per il recupero dei piloti abbattuti (chi cadeva lo rovesciava immediatamente e lo utilizzava come mezzo di segnalazione).

Le caratteristiche che lo distinguono sono indicative: sul braccio sinistro un taschino porta penne e porta laccio emostatico, cerniera anteriore e corazzata, due tasche profonde e sbieche, chiuse da patelle per contenere anche i carteggi di volo. Corto in vita in quanto pensato per chi sta seduto, così pure l'interno per l'uso a rovescio.

Negli anni '70 viene sostituito da un giubbotto similare: il CWU45P in tessuto antifiamma fibra aramidica NOMEX con più nylon. Sostituisce definitivamente il BOMBER ormai entrato nella leggenda e anche nel mondo della moda indossato da attori famosi nei film storicamente di guerra. BOMBER diventa il nome di un modello, di uno stile di vita, di un gusto particolare e quindi un simbolo immortale.

L'esercito americano si rifornisce da due aziende pilastro: ALPHA INDUSTRIES E PROPPER. Ormai la moda assimila questa linea militare e la rivede con una vestibilità civile ma... l'originale è sempre l'originale! Il vero BOMBER è sovradimensionato: spalle comode abbondantemente allargate, maniche ampie per consentire qualsiasi rapido movimento. Il giubbotto, rifinito con un alto e robusto bordo in maglia, deve appoggiarsi in vita dove inizia il pantalone.

Il BOMBER italiano (ovvero il giubbotto da pilota della nostra aeronautica militare), è in cotone di colore grigio/azzurro con l'interno arancione, talvolta staccabile. Il taglio è decisamente sartoriale. I militari di tutti i paesi indossano divise che si contraddistinguono tra loro per colore e foggia, ma ciò che le accomuna sta nella distinzione con le divise degli ufficiali: i militari semplici portano capi pratici, resistenti allo sporco ed all'usura. Quelle degli ufficiali sono di rappresentanza, celebrativa ed a volte storica.

Breve cenno sulla storia della divisa: i soldati nell'antichità non ebbero mai vere e proprie uniformi, se non a partire dal PRIMO IMPERATORE DELLA CINA in epoca remotissima, poi fu l'Impero Romano che differenziò i Corpi con colori sgargianti (giallo, rosso, blu, bianco). Nel 1861 l'esercito del Regno d'Italia ereditò una moltitudine di fogge per uniformi, derivanti dai diversi eserciti territoriali precedenti. Ecco apparire i pennacchi rossi e blu e le marsine dei Carabinieri, poi i simboli sui bottoni, i copri capo degli alpini decorati con la penna nera, i Fez dei Bersaglieri, i distintivi dei vari gruppi.

Ma la svolta decisiva la impone Luigi Brioschi, presidente nei primi anni del 20° secolo della sezione milanese del C.A.I. influenzato dalla praticità dell'abbigliamento delle truppe degli Stati Uniti, paese nel quale aveva soggiornato. Il mimetismo fu invece sviluppato dalla Waffen SS prima e durante il secondo conflitto mondiale.

Terminologia di alcune nostre divise italiane:

  • PATTONE: particolare chiusura del pantalone scampanato da marinaio, che consentiva lo sfilamento senza fatica anche in caso di cadute in acqua. In panno blu d'inverno e in cotone canvas bianco in estate.
  • CAMISACCIO: casacca da marinaio, dotata di apertura stringata sul petto ed il collettone quadrato sulla schiena; serviva per sfilarlo agevolmente.In lana blu di panno per l'inverno in cotone canvas bianco per l'estate.
  • LUTTO DI CAVOUR: fazzoletto nero del marinaio, legato al collo sotto il solino. Si dice dedicato a Lui in occasione della morte. utilizzato per tante funzioni dai nocchieri e cannonieri.
  • GIACCONE DI PANNO: in tutte le marinerie, compresa la civile, fornito al personale di bordo, doppio petto, idrorepellente e caldo. Per gli ufficiali la versione più lunga a cappotto.
  • LUCERNA: bellissimo cappello da alta uniforme dei Carabinieri.
  • BANDOLIERA BIANCA: indossata sempre dai Carabinieri sopra l'uniforme.
  • VAIRA: cappello piumato dei Bersaglieri, inizialmente ideato per il mimetismo tra i rovi, rendendo così ingannevole come il piumaggio di un vero uccello.

............e poi tanto altro ancora. Ve lo racconteremo ogni volta che vorrete e quando passerete da noi!