Storia della Moda Casual

Siamo alla fine degli anni '60 inizi anni '70, la svolta generazionale nei giovani trasuda trasgressione e contagia tutto il mondo; profondi cambiamenti influenzano il modo di essere, vivere e vestire. Nel nostro negozio affacciato sul Naviglio Grande, i ragazzi entrano a frotte in cerca di ciò che può definirsi "alternativo" e che significhi una cosa sola: LIBERTA'. Usciti da un dopoguerra pesante, attraversata la rinascita grazie ad incentivi, lavoro, opportunità e tanta voglia di fare, si vive finalmente un meritato benessere tanto sognato.

Chi varca la soglia di "Martin-Tutto per Operai" si trova in un mondo a sé, diverso, un po' misterioso e molto curioso, dove le sorprese non finiscono mai. Merce in arrivo ogni giorno: camicie, calzoncini, casacche, zaini e sacchi a pelo ex militari; poi tanti jeans, stivaletti texani, magliette, giubbini di ogni tipo. Tutto assolutamente originale!
Si entra e ci sono ancora a terra gli scatoloni arrivati pochi istanti prima, qualcuno è lì che freme per rovistare. Un po' di confusione non manca, si passa dal cortile per accedere al capannone che odora di caserma! Qui è il regno di Luciano. A chi piace a chi no, ma chi rimane si trova a fare i conti con delle grosse casse di legno, dove divisi un po' grossolanamente, ci sono centinaia di capi ex militari principalmente usati, un pavimento sgangherato e delle travi sul soffitto da cui scendono delle funi con appesi i pezzi "importanti" ovvero divise complete, cose uniche, stranezze. In un angolo c'è uno sgabuzzino improvvisato per provare gli indumenti. Ma due portine stile western, scricchiolano ogni volta che uno entra e così tutti sanno che il camerino è occupato! Poi c'è una lunga scaffalatura per zaini, sacchi a pelo e tende da campeggio, ognuno si serve e va alla cassa in negozio.

Breve cenno storico: Questi anni segneranno la vita di tutti, traghetteranno le nuove generazioni in un mondo dove tutto viene rimesso in discussione: dai diritti ai doveri, alle abitudini ai ruoli, agli ideali ai canoni sociali, ribellione verso la generazione adulta che ha ricostruito dopo la guerra. L'intero sistema sociale è contestato, dilaniato, rivisitato, ribaltato.
A metà degli anni '60, con motivazioni diverse, nelle università della California e poi in Francia, in Inghilterra ed in Italia come in gran parte del mondo, la contestazione studentesca dilaga. Si creano dei movimenti indipendenti, si discute sempre e di tutto.
Nel villaggio di Bethel (nello stato di New York) nell'agosto del 1969, un immenso popolo di giovani e non, si raduna per un festival rock che sarà ricordato per sempre: WOOSTOCK. Lì Jimi Hendrix, un giovanissimo Joe Coker, Mick Jagger e molti altri pronti a scatenarsi e diventare delle icone mondiali cantano, suonano e vivono con un milione di presenti IL GRANDE ROCK. Un tramite che aggrega, da forza, fa sognare e credere in un futuro diverso, forse migliore. Dall'America gli hippy o figli dei fiori vestono e si svestono come vogliono, contagiano il mondo.
Precedentemente, nell'estate del 1966 in Inghilterra fiorisce la band britannica "CREAM" con il chitarrista Eric Clapton e poi i BEATLES. Lì si contrappongono i MODS e i ROCKERS; i primi puliti ed eleganti dotati di stile anche in condizioni difficili. Ascoltano Jazz e rock britannico de The Who, The Kinks, The Beatles. Talvolta ritenuti snob ed effeminati, si spostano su LAMBRETTONI elaborati con luci e trombe a volontà, sempre impeccabili con capi sportivi ma raffinati.
I secondi hanno un aspetto volutamente più mascolino e ribelle. Ascoltano rock USA, si muovono solo con i motocicli NORTON, notevoli per la potenza del motore e l'aspetto imponente, vestono con giubbotti di pelle e pantaloni aderenti. In realtà entrambi ne fanno parte solo per il modo di essere, ovvero solo per fare moda. L'attenzione su questa rivalità, cessa poi per focalizzarsi sulle subculture emergenti degli hippy e degli skinhead.

In Italia l'abbigliamento ha un ruolo importantissimo perché identifica un gruppo, una classe sociale, un pensiero politico. Luciano intuisce che anche questo momento lo vedrà protagonista nella grande Milano, è il suo ulteriore colpo di genio, e cosa fa? apre un nuovo punto vendita appena fuori Milano, a Buccinasco.
Noi figli veniamo catapultati là, in mezzo ad un campo e poche case intorno. Io Graziana, ho ancora i libri sotto il braccio, sto per iniziare le superiori, amo la danza e Paolo più grande di me e appassionato di tiro a segno, ha già una squadretta di operai per selezionare il materiale ex militare e seguire la produzione di imballaggi.
Uno sotto in magazzino e l'altra sopra nel negozio, ci si aiuta a vicenda, dipende da chi ha più bisogno. Ogni mattina c'è l'alza bandiera, sì come in una caserma: Paolo esce e issa la bandiera da rodeo della Wrangler su di un'asta fissata proprio all'ingresso. Certo che organizziamo tutto per bene: i jeans sugli scaffali e divisi per taglia, chi li vuole scoloriti non ha che aspettare un giorno. Paolo tende una corda nel cortile ed io con acqua e candeggina li scoloro. Siamo diventati bravissimi, la tonalità richiesta dal cliente è sempre centrata e i ragazzi felici e contenti con i jeans a zampa, a chiazze, sfrangiati, vita alta e vita bassa o aderentissimi, si stendono per terra ad allacciarli.

Accorciatura? subito, in cinque minuti..... in fila davanti alla macchina da cucire ed io a razzo che taglio e cucio uno via l'altro. Le magliette sono a giro collo (ora dette tshirt) colorate e tinta unita a pacchi da tre assortite, della MBZ, o con i loghi "figli dei fiori", "fate l'amore non fate la guerra", "mettete dei fiori nei vostri cannoni", "Peace", ecc. ecc. ecc. accompagnano quasi sempre l'acquisto di un jeans.
I giubbini di denim lasciano un po' di spazio ai più raffinati Barracuda (sempre di origine angloamericana) e d'estate le scarpe di canvas chiamate "Espadrillas" sostituiscono gli invernali stivaletti texani originali (HH) o i Barrow inglesi assolutamente esclusiva di chi può.
Al femminile imperversano le minigonne e gli zatteroni, gli hot pants con le magliette ridottissime che fanno intravvedere l'ombelico ed i maxicappotti, le grandi borse con le frange e gli stivali alla moschettiera, i maglioni peruviani d'inverno e i giacconi di simil montone ed ecopelle.

Ci spostiamo in bici con la "Graziella" oppure in Vespa (le più fortunate) ed i ragazzi con il "Motom" rigorosamente rosso. Tutti i giovani vanno per mercatini e l'usato piace da morire: oggi il così detto vintage. Ormai dimenticato "il vestito della festa" si indossa ciò che si vuole dal lunedì alla domenica, senza regole ed a scuola ci si va a gruppetti più o meno vestiti alla stessa maniera, con la cinghia che trattiene i libri o il tascapane militare a tracolla.
La sera è bello trovarsi sotto casa a chiacchierare, discutere, litigare e ascoltare il 45 giri nel mangiadischi, ci si frequenta anche a casa, di uno o dell'altro, facendo delle piccole feste autorizzate dai genitori, così si stringono amicizie che durano per sempre.

Questa MODA CASUAL ha mischiato tutto: sacro e profano, elegante e sportivo e ad oggi ci ha lasciato anche un modo più disinvolto di vestire per andare in ufficio, a scuola o a teatro. Non possiamo dimenticarci di allora, non dobbiamo scordare l'età che ci ha formato, insegnato e rappresentato. C'erano gli adulti che avevano capito tutto: era un percorso da fare. Anni in cui "bella fra" o "bella zio" erano invece "mondiale!" oppure "bestiale!". I capelli lunghi e magari spettinati, i pantaloni con l'orlo consumato perché arrivavano sotto le scarpe e le ragazzine con i capelli sciolti sulle spalle e la riga in mezzo, o corti e cotonati.
Bello raccontarlo, bello sentire ancora quella sensazione che non va MAI dimenticata, di vivere i propri sogni, per cui la vita si pensa eterna e la mattina non si esce dal letto senza almeno un mugugno..... praticamente come oggi.